Intercettata la telefonata di Shabbar, il padre di Saman Abbas, la 18enne scomparsa, in cui dichiarava di aver ucciso sua figlia.
Saman, la 18enne scomparsa il 30 aprile, lascia dietro di sé tracce e informazioni che fin da subito lasciano sospettare dei suoi famigliari. I primi ad essere indagati e poi arrestati, sono lo zio e il cugino che palesemente dimostravano la loro colpevolezza. I genitori, complici dell’accaduto, sono ancora sotto indagine ma non fuori dai principali sospettati. A confermare i sospetti, la chiamata intercettata del padre in cui confessa l’omicidio della figlia.
La vicenda
Dopo essersi opposta a nozze combinate, la giovane di 18 anni presentò una denuncia per i propri genitori ai servizi sociali che la trasferirono in una struttura protetta. Saman decise poi di tornare a casa, in Reggio-Emilia, per ricominciare la sua vita. Ma il 30 aprile si perde ogni traccia della ragazza, una scomparsa che lascia alcune informazioni preoccupanti.
Gli investigatori, insospettiti dall’improvvisa partenza dei genitori senza denuncia di scomparsa, iniziano ad indagare sul fatto. In base a quanto emerso dalle indagini, gli inquirenti ritengono che la giovane sarebbe stata consegnata dai genitori allo zio per farla uccidere nella notte tra il 30 e il 1° maggio.
Il fratello della ragazza avrebbe raccontato ai carabinieri che la ragazza sarebbe stata strangolata, confermando che ad ucciderla sarebbe stato lo zio Danish Hasnain. In un video si vede scavare con una pala nei pressi dell’azienda agricola dove il padre di Saman lavorava, e intercettazioni mostrerebbero la chat in cui lo zio ha parlato di “un lavoro fatto bene“. Arrestati sia lo zio che il cugino della ragazza che si trovava in Francia.
Il padre colpevole
Poco più di un mese dopo la scomparsa di Saman, i Carabinieri intercettano una telefonata del padre in cui confessa il delitto a un parente in Italia, in cui diceva: “Ho ucciso mia figlia”. La conversazione è agli atti del processo che inizierà a febbraio a carico dei familiari della diciottenne.
Il 10 febbraio 2023 andranno a processo a Reggio Emilia i tre familiari arrestati all’estero nei mesi scorsi: lo zio, i cugini e i genitori ancora latitanti in Pakistan. Durante la telefonata ascoltata dai Carabinieri non sembra aver avuto nessun pentimento sull’omicidio di sua figlia. Preoccupato però delle conseguenze, il padre ha intimato al parente di non parlare con lui: “Io sono già rovinato avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia”.
Continua Shabbar: “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”.